ALLAN BENNET – NUDI E CRUDI

ed. Adelphi – pagg. 95 – 9,00 €

Le cronache raccontano ogni giorno di furti in appartamento o di case di svaligiate ma l’evento che tocca i coniugi Ransome è la madre di tutti i furti; rientrati da una serata a teatro trovano la casa completamente svuotata da arredi, suppellettili, generi di prima necessità, tendaggi, moquette e lampadari, perfino l’arrosto lasciato a cuocere nel forno è scomparso. La casa è un guscio vuoto, restano solo le pareti spoglie del rifugio sicuro in cui Mr e Mrs Ransome trascinavano le loro esistenze in un tran tran senza scossoni o novità.
Ed è proprio la moglie che di fronte a questo inspiegabile evento si ingegna a trovare piccole nuove ragioni di vita, a tagliare nuovi traguardi avventurandosi nell’alimentari asiatico del quartiere, dove nel corso della sua esistenza borghese non aveva mai messo piede, guardando i talk show alla televisione e iniziando ad interagire con gli altri, trasformandosi da Mrs Ransome a Rosemary. Certo piccoli cambiamenti, impercettibili agli occhi del marito che invece non cambia, uomo pedante e pesante, che non si allontana mai, nonostante l’evento ed i colpi di scena, dalla sua strada.
Un libro che si legge tutto d’un fiato, una storia non banale, con un umorismo molto british ed un finale un po’ amaro.

FRANCISCO J. DE LYS – IL LABIRINTO SEPOLTO DI BABELE

FRANCISCO J. DE LYS – IL LABIRINTO SEPOLTO DI BABELE

ed. Newton Compton Editori – edizione tascabile 5,90 €

Sinceramente sono arrivata all’ultima pagina domandandomi quale forza e testardaggine siano necessari per arrivare all’ultima riga scritta dall’autore dopo aver pensato di abbandonare la lettura del libro almeno una volta ogni dieci pagine, sulle quasi cinquecento del romanzo.
Dalla quarta di copertina la storia sembrava avvincente ed interessante ma, per me, il romanzo si è rivelato deludente sotto molteplici punti di vista.
Frasi grammaticalmente non ben costruite e refusi si ripetono lungo tutto il libro, sembra quasi una caccia all’errore (per citarne solo alcuni: “e questo lo dovrebbe saperlo” e “visso” al posto di viso, rispettivamente a pagina. 403 e 422 dell’edizione 2011), errori che hanno reso poco piacevole e ancora più oscura la lettura del romanzo.
Gabriel e Catherine dovrebbero essere i personaggi principali, i due eroi di questa avventura, ma si arriva a fine libro senza conoscerli, senza aver fatto luce sul disegno che li coinvolge e che affonda le radici nella loro infanzia e senza conoscere né il loro passato né il loro futuro.
Anche il mistero da cui dipende la vita di Gabriel non viene svelato e si perde tra dotte citazioni, biografie di grandi personaggi del passato e brevi lezioni di architettura. Forse l’autore pensava ad un sequel che però io non comprerò.
L’unica cosa interessante del libro sono i luoghi che tocca, dal Cimitero di Montjuic (http://irbarcelona.it/cimiteri-di-barcellona/cimitero-di-montjuic) alla Sagrada Familia (http://www.sagradafamilia.org/en/) di Antoni Gaudì (https://it.wikipedia.org/wiki/Antoni_Gaud%C3%AD), in cui traspare l’amore dell’autore per questa città, ma tanto valeva scrivere una bella guida storico artistica di Barcellona.

FERRARA SOTTO LE STELLE UNA SERATA ESPLOSIVA CON I 2CELLOS

 

Se racconti a qualcuno che sei stato ad un concerto di violoncello, anche se definirlo tale è sicuramente riduttivo, e che hai saltato, cantato, gridato e ballato per tutta la serata probabilmente penserà che il caldo ti abbia dato alla testa. Questo finché non gli mostrerai uno dei video dei 2Cellos, allora probabilmente, si rammaricherà di non averli visti live (https://www.facebook.com/2cellos/app_212104595551052?ref=page_internal).

Il 30 luglio Luka Šulić e Stjepan Hauser, in arte i 2Cellos, sono saliti sul palcoscenico di Ferrara Sotto le Stelle ed hanno reso magica la serata in Piazza del Castello.

Questi due straordinari musicisti, di formazione classica, hanno unito le loro strade nel 2011, arrangiando brani di musica contemporanea ed utilizzando il solo violoncello per eseguirli. Una scelta molto particolare la loro che li ha fatto subito diventare un fenomeno virale e notare da sir Elton John che, nello stesso anno, li ha invitati ad unirsi a lui nel suo tour mondiale.

La serata è stata aperta dalla bella performance di The Leading Guy.

Il concerto ferrarese dei 2Cellos ha spaziato dal classico al rock, ed i due giovani talenti, accompagnati nella parte più ritmica dal batterista Dušan Kranjc, hanno dato vita ad una serata di grande spessore passando da Michael Jackson agli U2, dai Rolling Stones ai Coldplay per arrivare al Guglielmo Tell di Gioacchino Rossini mirabilmente mixato con gli Iron Maiden nel brano “The Trooper overture”.

Stjepan Hauser mischiando inglese e italiano ha introdotto alcuni dei pezzi ammiccando al pubblico presente ed incitandolo a partecipare attivamente, cantando o battendo le mani al ritmo della musica.

Un ora e mezza di grande spettacolo in un crescendo di energia allo stato puro, con brani eseguiti in maniera impeccabile.

Prima dei saluti finali, come nel concerto di Torino ed in quelli seguenti della tournèe italiana, i 2Cellos hanno voluto fissare il ricordo della serata in un selfie con tutta la platea (pubblicato sul loro profilo Facebook) e, dopo tanta vivacità e vigore, hanno chiuso la serata augurando la buonanotte al loro pubblico sulle note di Bach, la chiusura perfetta di una serata unica (https://www.youtube.com/watch?v=p0P6hUbjq5s).

 

LAURELL K. HAMILTON – “INCUBUS DREAMS”

Una volta ho detto a mio marito che non sono un’appassionata di fantasy, al che mi ha fatto notare che leggevo tutti i libri della Hamilton, oltre ad altri autori di cui vi racconterò prossimamente.

Laurell K. Hamilton (Heber Springs, 1963) è una scrittrice statunitense che ama il fantasy ed ha creato delle meravigliose figure femminili. La Hamilton, dopo la morte della madre in un incidente d’auto (anche la madre di Anita Blake, una delle sue eroine, muore in questo modo), viene cresciuta dalla nonna a Sims (Indiana). A quattordici anni, stimolata anche dall’amore per la lettura che le trasmette la nonna, inizia a scrivere le prime storie a sfondo horror. Durante gli anni del college conosce il primo marito Gary Hamilton, di cui assume e mantiene il cognome. Dopo aver ricevuto numerosi rifiuti dagli editori pubblica il suo primo romanzo “Nightsheer” ed incontra alterne fortune fino all’uscita del primo volume della saga della sterminatrice Anita Blake. Il libro di cui vi racconto questo mese appartiene a questa fortunata serie ed è “Incubus dreams”, editrice Nord, 19,60 € (2011). Per chi non avesse ancora letto niente di questa splendida autrice il mio consiglio è quello di partire dall’inizio della serie (“Nodo di sangue”).

 

Alcune note su Anita Blake: alta meno di un metro e sessanta, mora, prosperosa ed indipendente, lavora come risvegliante in un agenzia di St. Louis ed è negromante, serva umana del vampiro e Master della città Jean Claude, Lupa e Bolverk del Thronnos Rokke Clan, Nimir-Ra dei Leopardi Mannari, amica dei Ratti mannari, nonché sterminatrice regolarmente autorizzata dei mostri che non rispettano le leggi vigenti.

Anita è combattuta tra la rigida educazione cattolica ricevuta dalla nonna, che la vuole monogama e madre di famiglia, ed il suo cuore diviso tra il vampiro Jean Claude ed il lupo mannaro Richard prima, e tra altri nuovi amori poi. Vi ho incuriosito?

Le sue avventure sono una commistione tra thriller e fantasy e le indagini di Anita sono sempre contraddistinte dalla sua schiettezza, dai suoi dubbi e dalla sua mancanza di diplomazia. Negli ultimi libri della serie viene dato ampio spazio al sesso con i suoi splendidi compagni, tutti uomini meravigliosi e dotati, non solo di bellezza, forse a scapito della storia, omicidio e/o strage, che è lo spunto da cui parte il romanzo. Consiglio perciò la lettura degli ultimi libri della serie ai maggiorenni perché poco viene lasciato all’immaginazione.

In “Incubus dreams” Anita è alle prese con una serie di omicidi commessi da un gruppo di vampiri che sono sfuggiti al radar del Master della città e che gettano un’ombra di sospetto sulla comunità dei vampiri di St. Louis, oltre a dover affrontare nuovi cambiamenti nella sua vita ed il manifestarsi di nuovi poteri.

Buona lettura a tutti.

Le poesie ritrovate di Bruno Vidoni

una-Poesia-disegnata-di-Bruno--22x33-cmLiceo Artistico “Dosso Dossi”, Ferrara

Comune di Ferrara

Assessorato alle Istituzioni e Politiche culturali

Servizio Biblioteche e Archivi

Centro Etnografico Ferrarese

Comune di Cento

Assessorato alla Cultura

In collaborazione con

Associazione Culturale

Accademia d’Arte Città di Ferrara

Galleria del Carbone

Presentazione PDF VIDONIANA 2015

Comunicato Stampa

LE POESIE RITROVATE DI BRUNO VIDONI

Sabato 21 marzo, con inizio alle ore 14.30 circa, durante la 24 ore di poesia che avrà luogo a Ferrara presso la sala Agnelli della Biblioteca Comunale Ariostea, via Scienze 17, l’artista e poetessa Marinella Galletti, leggerà alcune poesie inedite di Bruno Vidoni (Cento 1930-2001), recentemente ritrovate, fra le carte dell’artista, durante una ricognizione nell’archivio familiare condotta dai ricercatori Greta Gadda ed Emiliano Rinaldi, con la supervisione di Roberto Roda del Centro Etnografico Ferrarese.

L’appuntamento in Ariostea costituisce una ghiotta anticipazione del ricco programma d’iniziative VIDONIANA 2015. IN MEMORIA DI BRUNO VIDONI, che entrerà nel vivo a fine aprile, per dipanarsi poi sino ad ottobre, con incontri didattici, seminari, conferenze, mostre. Un percorso concepito congiuntamente da vari partner promotori (Liceo Artistico “Dosso Dossi”, Comune di Ferrara, Comune di Cento, Accademia d’Arte Città di Ferrara) che permetterà, infine, di assegnare, per volontà della vedova Marina Ferriani, due borse di studio a studenti meritevoli del Liceo artistico “Dosso Dossi”.

Bruno Vidoni, che appartiene alla storia della grande fotografia italiana della seconda metà del Novecento, è stato in realtà un intellettuale poliedrico: fotografo, pittore, incisore, ma anche insegnante, scrittore, poeta e persino cultore della ricerca storica..

Il Centro Etnografico del Comune di Ferrara (di cui Vidoni fu collaboratore prezioso sin dai primi anni settanta) e il Comune di Cento (nei cui archivi è depositato un ampio corpus di fotografie e opere pittoriche vidoniane) hanno avviato da alcuni anni un’azione di studio e riordino della vastissima produzione dell’artista centese. Il programma di VIDONIANA 2015. IN MEMORIA DI BRUNO VIDONI si propone di presentare quanto di nuovo è recentemente emerso dall’esplorazione delle miniere creative e poetiche vidoniane, scavi che ben lungi dal potersi dire esauriti o semplicemente a buon punto, si annunciano lunghi e complessi. Già confermano però l’importanza di questo fecondo, quanto insolito, artista nel panorama culturale italiano.

 

Le poesie ritrovate di Vidoni. Conosciuto e studiato soprattutto per le sue provocazioni fotografiche e pittoriche, le più recenti ricognizioni fra le carte dell’artista hanno portato alla luce i suoi interessi verso la poesia. In realtà nel 1998 Vidoni aveva pubblicato in sole 25 copie presso le Edizioni Pulcinoelefante, una lirica, firmandola con lo pseudonimo “Roger Valker”. Lo scopo era di accompagnare un suo disegno firmato invece con il nome vero. Ai più era sembrato un vezzo d’artista, nulla di più di un complemento al disegno. La lirica, tutt’altro che disprezzabile riprendeva uno stile “onirico e fantasy”, praticando atmosfere che idealmente possono essere ricondotte agli stilemi di Poe, alle sue The Hauted Palace e Dream Land ma anche allo sviluppo che quegli onirismi trovarono in scrittori successivi, pulp-fantasy, come Robert E. Howard e H.P. Lovecraft, di cui Vidoni fu estimatore.

Grazie a quanto è recentemente emerso dalle carte dell’artista, oggi sappiamo che l’interesse poetico fu nell’ultima parte della vita di Vidoni un motivo ricorrente d’interesse e sperimentazione. Sperimentazione letteraria, innanzitutto, che però cercò un’integrazione con la grafica e la pittura. Nacquero così anche delle poesie disegnate e dipinte, che ebbero come protagonisti principali gli animali: serpenti, cani e soprattutto gatti. La ricerca poetica letteraria e quella verbo-visiva (quest’ultima condotta con modalità che sembrano a tratti inneggiare alle sperimentazioni del Poema a fumetti di Dino Buzzati), si implementò quando all’artista venne diagnosticato un male incurabile che nel giro di qualche anno pose fine alla sua esistenza terrena. Ecco allora che le poesie scritte (ad esempio Ninna Nanna e Ospedale civile di Cento che saranno lette e rese pubbliche sabato in Ariostea) e quelle dipinte ascrivibili alla fine degli anni novanta finiscono per definire uno struggente quanto straordinario dialogo che l’artista centese seppe instaurare con il mistero ultimo della morte [rr]

RAVENNA – MAR

IL BEL PAESE – L’ITALIA DAL RISORGIMENTO ALLA GRANDE GUERRA  DAI MACCHIAIOLI AI FUTURISTI

Il MAR (Museo d’Arte della Città di Ravenna) ha aperto la stagione espositiva 2015 con un’interessante mostra dedicata all’Italia degli anni che vanno dal Risorgimento alla Grande Guerra.

“Il Bel Paese” ripercorre un periodo fondamentale della storia d’Italia, un percorso che và dai Macchiaioli ai Futuristi, attraverso le immagini di grandi artisti protagonisti di quella straordinaria epoca storica.

In mostra opere di Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Giovanni Boldini, Telemaco Signorini, Plinio Nomellini, Angelo Morbelli, Carlo Carrà, Giacomo Balla e le fotografie di Umberto Orlandini, per citare solo alcuni degli autori presenti nelle sale del MAR.

All’ingresso il visitatore è accolto dal bellissimo quadro di Petrus Henricus Theodor Tetar Van Elven “Veduta fantastica dei principali Monumenti d’Italia” (1858), una tela di imponenti dimensioni, cm. 252 x 353, e di straordinario impatto visivo, ricca di atmosfere e particolari che coglie la ricchezza e la bellezza del nostro Paese, abbracciandolo da Nord a Sud con un unico attento sguardo.

“La Fanciulla sulla roccia a Sorrento” di Filippo Palizzi (1871) è l’immagine simbolo della mostra, un particolare è ripreso sui manifesti e sulla copertina del bel catalogo edito dalla SAGEP, un dipinto in cui si ritrova la bellezza del mare e del paesaggio italiano e quella delle sue donne; nella sala delle Vedute marine è esposto anche il bel bronzo “Ncopp e scoglie” (1891) di Domenico Iollo.

Una sezione della mostra è dedicata alla fotografia che, negli anni dell’Unità di Italia, si diffonde nel mondo contribuendo a cambiare il modo di documentare e raccontare la Storia ed influenzando anche la pittura. Sono esposte stampe su carta all’albumina, come “Amalfi dal Convento dei Cap[p]uccini” (1870), di autore anonimo, stampe alla gelatina bromuro d’argento con colorazione manuale all’anilina, come quelle di Umberto Orlandini, e stampe ai pigmenti su carta, come quelle del Lago di Como, di autore anonimo.

Bella la sezione finale della mostra dedicata ai futuristi con le tele di Giacomo Balla, Carlo Carrà e Roberto Marcello Baldessari dedicate alla velocità e al movimento, e quelle che chiudono idealmente il percorso di questa mostra con l’inizio della Grande Guerra ed i suoi orrori, dai “Profughi” (1918) di Umberto Conti ai “Soldati + Esplosione di granata” (1918) di Roberto Marcello Baldessari.

 

La mostra è aperta fino al 14 giugno 2015. Ingresso 9,00 €.

Serata aperitivo, a partire dal 3 aprile 2015, il venerdì sera, con ingresso, aperitivo e visita guidata alla mostra, a 17,00 €.

Catalogo SAGEP Editori: 30,00 €.

Per ulteriori informazioni: http://www.mar.ra.it/ita/

 

 

BOLDINI – LO SPETTACOLO DELLA MODERNITA’

MUSEI SAN DOMENICO – FORLI

I Musei di San Domenico di Forlì confermano la loro vocazione espositiva ed il percorso di ricerca ed allestimento di grandi mostre che hanno caratterizzato le scelte museali di questi ultimi anni. Non si acquistano pacchetti preconfezionati ma si opera per proporre al pubblico mostre originali, affidate a pool di qualificati ricercatori e specialisti del settore.

La mostra “Boldini. Lo spettacolo della modernità” ripercorre il percorso artistico del pittore ma non è una semplice antologica, la pittura di Boldini viene costantemente messa in relazione con altri artisti del suo tempo, questa contestualizzazione esalta l’unicità e la varietà del suo lavoro.

Ai Musei di San Domenico sono esposte, fino al 14 giugno, oltre 240 opere provenienti da collezioni private e Musei.

Giovanni Boldini (Ferrara 1842 – Parigi 1931) fino allo scoppio della Grande Guerra grazie alle sue capacità, alla sua versatilità ed al suo fascino ha saputo raccontare la stagione ed i protagonisti delle Belle Époque, entrando nelle case di nobili e borghesi che, come annotava il critico Francesco Netti nel 1877, “ritrovan sé stessi in quelle opere”.

Dopo gli anni trascorsi prevalentemente a Firenze (1864-1870) a contatto con i Macchiaioli, Parigi accoglie Boldini e, dal 1871, diventa la patria d’elezione dell’artista di origini ferraresi, una Parigi che fino allo scoppio della Grande Guerra si afferma a livello internazionale come capitale dell’arte e simbolo della modernità.

All’ingresso della mostra il visitatore è accolto da i dipinti “Ritratti alla Borsa” (1878-1879) di Degas e “Scena di festa al Moulin Rouge” (1889) di Boldini, dipinto già appartenuto alla famiglia Rothschild che dal 2010 è entrato nelle raccolte del Musée d’Orsay. Un quadro magnifico, dai colori brillanti, uno spaccato dell’atmosfera eccitante della Ville Lumière in cui l’artista si è autoritratto al centro della scena con un bicchiere alle labbra.

La mostra prosegue con i ritratti ed autoritratti dell’artista, con i suoi disegni e gli acquerelli, con le opere di giovani pittori che diventano amici di Boldini come Paul – Cèsar Helleu, di cui è esposto il bel ritratto “Robert de Montesquiou”, o Sem (Georges Goursat), le cui splendide caricature giocano con le caratteristiche fisiche di Boldini e la vita del bel mondo parigino, o Troubetzkoy e le sue sculture.

All’interno del percorso espositivo è stato dato spazio all’installazione multimediale “Boldini. Lo spettacolo della Belle Époque”, sui monitor riproduzioni dei quadri di Boldini, frammenti di film e fotografie che riportano, assieme alle fotografie della Parigi dell’epoca, esposte nella sezione “Parigi. La capitale del XX secolo”, all’atmosfera di quegli anni.

Bellissimi i ritratti di donne presenti nelle sale dei Musei di San Domenico con le forme fasciate in eleganti abiti all’ultima moda, spesso scelti dallo stesso Boldini, che contribuiscono ad esaltare la femminilità ed il fascino delle protagoniste.

Tra i più intriganti il “Ritratto di Madame de Florian” (1898), Marthe de Florian (nata Mathilde Beaugiron) è stata una delle protagoniste della Belle Époque, famosa attrice e donna mondana, celebre per la sua avvenenza e per essere stata amante di uomini politici e di spicco dell’epoca. Il dipinto, da collezione privata, proviene da un appartamento di Parigi che è rimasto chiuso per oltre settant’anni ed è stato riscoperto, nel 2010, dopo la morte della nipote della de Florian, quando è stata riaperta la casa parigina abbandonata da tempo (http://viviparigi.it/news/tesoro-madame-de-florian-pigalle.html). Questo straordinario ritrovamento ha ispirato il libro di Michelle Gable “Un favoloso appartamento a Parigi”, Newton Compton Editori, € 9,90.

Interessante anche il percorso proposto nelle ultime sale che vedono esposti i lavori di altri pittori italiani a Parigi: da Giuseppe De Nittis a Serafino De Tivoli a Vittorio Colcos, ed il confronto tra le opere di Boldini ed pittori Antoon Van Dyck e Francisco Goya.

Ingresso intero 11,00 €; ridotto 9,00 €. Per informazioni: http://www.mostrefondazioneforli.it/it/boldini_lo_spettacolo_della_modernita/

Il catalogo “Boldini. Lo spettacolo della modernità”, a cura di Francesca Dini e Fernando Mazzocca, 34, 00 €, è edito dalla SilvanaEditoriale.

In contemporanea il Castello Estense di Ferrara ospita la mostra “L’arte per l’arte” (http://www.castelloestense.it/it/il-castello/esposizione-di-giovanni-boldini-e-de-filippo-de-pisis/larte-per-larte.-il-castello-estense-ospita-boldini-e-de-pisis) con un centinaio di opere di Giovanni Boldini e Filippo de Pisis, provenienti dalle collezioni delle Gallerie d’arte moderna e contemporanea di Palazzo Massari.

Etnografia del telefono

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Gentili amici , corrispondenti e collaboratori del Centro Etnografico Ferrarese

Riprendono in Biblioteca Comunale Ariostea a Ferrara le conversazioni de IL PRESENTE REMOTO giunto alla sesta edizione.

Il Primo incontro è previsto per mercoledì 4 febbraio alle ore 17.

Nell’occasione presenteremo anche l’intero programma 2015 che si annuncia ricco…e sfizioso.

PDF Invito 4_2_2015

 

Spero di vedervi numerosi

Saluti

Roberto Roda

Centro Etnografico

Gentili Amiche ed Amici,

 

Mercoledì 4 febbraio 2015 presso la Biblioteca Comunale Ariostea di Ferrara

 

Roberto Roda parlerà sul tema “Per un’etnografia del telefono.

Come l’apparecchio telefonico ha segnato comportamenti e fantasie dal dopoguerra ad oggi.”

 

e presenterà il volume di Giovanna Fonti

Ma… chi parla? La mia vita sul filo del telefono

 

Interverranno l’Autrice e  l’editrice, Silvia Casotti.

 

Il libro

 

Partendo dalla provincia calabra, in una difficile quanto amata Locri degli anni Quaranta e Cinquanta del Novecento, per approdare a Bologna, vista e vissuta come meta di libertà e dignità, senza mai perdere il contatto e il legame con le proprie origini, Giovanna Fonti ripercorre la propria storia di donna in un modo assai particolare, tracciando un “diario” che va ben al di là della dimensione personale.

In esso i ricordi – quelli più lontani come le vicende più recenti – si snodano come su un filo: quello del telefono, visto nelle sue infinite trasformazioni, dai modelli più antiquati a quelli moderni e tecnicamente perfetti, dagli ingombranti strumenti di un tempo al… telefono “senza fili”, ai più sofisticati cellulari.

 

Con la sua profonda leggerezza, questo libro narra di usi e abitudini familiari e sociali, di ingenua inconsapevolezza e di crescita personale, di battaglie, azioni coraggiose e prese di coscienza, di gioie e di dolori, di accettazione della vita e dei suoi passaggi anche impervi, senza mai chinare la testa e mantenendo uno spirito positivo ed aperto.

È, infine, un inno alla dignità, all’amore che le diverse donne che compaiono nello svolgersi delle vicende – protagonista o comprimarie che siano – mettono in atto nella loro vita quotidiana e nel loro percorso di emancipazione.

 

Il volume è arricchito da una serie di immagini, sia di proprietà dell’Autrice, sia tratte da collezioni private e pubbliche, la cui ricerca è stata portata a termine in collaborazione con il Centro Etnografico Ferrarese.