EMMA CHASE – “NON CERCARMI PIÙ (ma resta ancora un po’ con me)” – “CERCAMI ANCORA”

I due romanzi fanno parte della Tangled Trilogy ma possono essere letti anche indipendentemente perchè non lasciano questioni in sospeso e sono completi.
La Chase scrive bene ed i libri hanno un ottimo ritmo, con tanta ironia ed una buona dose di erotismo, anche se alla fine il protagonista è sempre l’amore.

Il primo libro “Non cercarmi più (ma resta ancora un po’ con me)” racconta l’inizio di una relazione vista dalla parte di lui.
Drew Evans, scapolo impenitente, bello, ricco, impegnato nel lavoro e maestro nelle storie da una botta e via, vede la sua vita cambiare dopo l’incontro, stranamente senza sesso, con un’affascinante sconosciuta in un locale di New York.
Kate Brooks è brillante, bella, ambiziosa ed è la nuova assunta della ditta di investimenti del padre di Drew.
Le schermaglie verbali tra i due sono condite da ironia e fraintendimenti e non mancano le scene di sesso; nel primo romanzo della serie viene dato ampio spazio all’erotismo visto dalla parte di lui.

Il secondo libro “Cercami ancora” ritrova i due protagonisti impegnati in una relazione stabile messa in crisi da quello che sembra un ritorno di Drew alle cattive care vecchie abitudini.
È Kate la voce narrante di questo libro. Nel momento del bisogno, come nella migliore tradizione, gli amici arrivano in soccorso, confortano e sostengono Kate, ma riuscirà la nostra eroina a riprendere in mano la sua vita, a raccoglierne i cocci e a gestire le novità che si profilano all’orizzonte? E che ne sarà di Drew? Anche in questo secondo romanzo non si risparmiano i duelli verbali tra i due sessi e, nonostante la crisi, non mancano umorismo ed ironia.

La Chase ironizza, riprende ed estremizza tutta una serie di comportamenti maschili e femminili ed anche se non amo particolarmente il ripetersi di certi stereotipi l’autrice riesce a farci sorridere e ci tiene inchiodati alle sue pagine fino alla parola fine.
Sicuramente leggerò il terzo capitolo della serie.

LAURELL K. HAMILTON – “HIT LIST” “KISS THE DEAD” E “AFFLICTION”

Di Barbara Fabbri

Vi ho già parlato di questa prolifica autrice e del suo personaggio Anita Blake, marshal federale della squadra soprannaturale, soprannominata Sterminatrice o Guerra, nonchè negromante e Nimin-Raj dei leopardi mannari di St.Louis, per citare solo alcuni dei suoi numerosi titoli.
Ero rimasta indietro con la lettura dei suoi libri e così ho letto, uno dietro all’altro “Hit List”, “Kiss the dead” ed “Affliction” ed ho ordinato gli ultimi due titoli usciti in Italia alla mia libreria di fiducia.
La Hamilton ha una scrittura fluida e le sue storie sono intriganti, piene di suspense e colpi di scena, il suo mondo fantasy si sposa bene con il mondo che conosciamo, le stesse dinamiche di potere, gli stessi pregiudizi, paure e desideri.
In “Affliction” in particolare l’autrice affronta, pur calati in una cornice fantasy con licantropi, vampiri e zombie e con la caccia al cattivo di turno, diversi temi di stretta attualità e che riguardano l’immagine della donna.
Dal lavoro alla vita privata Anita Blake è una donna al di fuori di molti di quei canoni in cui la società ha spesso cercato di relegare la figura femminile.
La Sterminatrice ha uno stile di vita poliamoroso e si scontra con i pregiudizi degli agenti con cui lavora, per cui mentre l’uomo viene esaltato per le sue numerose conquiste la donna viene etichettata, anche dalle donne stesse, come una puttana.
Alcuni degli amanti di Anita sono eteroflessibili ed altri preferiscono apertamente i maschi in un mondo ancora incapace di accettare queste preferenze.
Anche se non apprezzo le parti in cui la protagonista si dedica con i suoi amanti a pratiche bondage queste sono sempre una scelta personale tra adulti consenzienti e non tolgono nulla al fascino delle sue storie.
Le avventure di Anita Blake non sono mai noiose o scontate e la caccia al cattivo di turno, solitamente un antico vampiro, prevede l’uso di armi, della SWAT, di scontri corpo a corpo e di indagini più o meno soprannaturali che tengono inchiodato il lettore fino all’ultima pagina.
Tre libri avvincenti e con un ottimo ritmo consigliati a tutti gli appassionati del fantasy.
Per chi ama il genere e non conosce l’autrice suggerisco di leggere la saga partendo dall’inizio; per un elenco dei titoli: https://it.wikipedia.org/wiki/Anita_Blake

MARJORIE HART – I LOVE TIFFANY

Di Barbara Fabbri

edizione Newton Compton tascabili – € 5,90

Anche se il titolo strizza l’occhio al genere chick-lit non fatevi trarre in inganno, il libro è una biografia, il racconto di un’estate molto particolare, quella del 1945, a New York.
Marjorie e la sua amica Marty passarono quella straordinaria estate, che segnò la fine del Secondo conflitto mondiale, nella Grande Mela.
Appena arrivate per mantenersi cercarono lavoro e, grazie all’intraprendenza di Marty ed alla raccomandazione di un amico di suo padre, furono le prime donne ad essere assunte come fattorine presso il celebre negozio Tiffany.
Nonostante le ristrettezze del periodo bellico, la crema colorante da usare al posto delle calze, la difficoltà di reperire alcuni generi alimentari, i soldi contati ed il piccolo appartamento, con la finestra che dava su un muro di mattoni, New York si rivela la città piena di vita e di opportunità che entrambe sognavano.
Credo che tutti conoscano l’immagine dell’appassionato bacio tra un’infermiera ed un marinaio, scattata da Alfred Eisenstaedt alla fine della Seconda Guerra Mondiale in Times Square, il 14 agosto 1945, ma il racconto di quella giornata narrato dalla Hart ci trasporta nel vortice di emozioni che caratterizzarono quelle ore; la confusione che regnava, la folla, quasi 2 milioni di persone in centro, il senso di aspettativa, la felicità e la gioia per la fine della Guerra ed il pensiero rivolto a chi non c’era più.
Nel libro si racconta anche dello schianto del bombardiere dell’esercito sull’Empire State Building avvenuto in una giornata di nebbia, schianto che riporta alla nostra mente i tragici attentati del 2001.
Certo il libro è scritto con una certa leggerezza narrativa ed i ricordi sono forse troppo edulcorati e filtrati dalla lente rosa della distanza e della gioventù, ma è una lettura piacevole.
Nella parte finale si racconta brevemente il dopo della due protagoniste e delle loro famiglie. A pagina 266 dell’edizione 2012 ho trovato però un piccolo errore di calcolo, Marty è stata sposata dal 1949 al 2003 e, se la matematica non è un opinione, non sono quarantaquattro ma ben cinquantaquattro anni di matrimonio.
Buona lettura a tutti.

https://www.newtoncompton.com/libro/i-love-tiffany

SOPHIE KINSELLA – DOV’ E’ FINITA AUDREY?

img_5952Di Barbara Fabbri

ed. Mondadori – 16,00

Amo la Kinsella, il suo stile fresco, ironico e mai banale. L’autrice in questo libro affronta con apparente leggerezza un tema di grande attualità: il bullismo e soprattutto le sue conseguenze.
La quattordicenne Audrey, a causa di quello che le è successo a scuola, non esce più di casa, porta grandi occhiali scuri, ha attacchi di panico e gli unici con cui riesce a rapportarsi sono i suoi familiari.
La madre Anne, iperprotettiva, i fratelli Frank, appassionato di videogiochi, il piccolo Felix ed il padre Chris costituiscono tutto il suo universo fino a quando, la terapia della dottoressa Sarah e l’arrivo di Linus, amico del fratello maggiore, l’aiuteranno lentamente ad uscire dal buco nero in cui era precipitata trascinando con se le vite dei suoi familiari.
Qui non si parla dei bulli ma dei danni che recano alle loro vittime ed alle loro famiglie, si parla dell’ignoranza della gente su questo tema, delle chiacchiere che non hanno nessun fondamento ma che vengono ingigantite passando di bocca in bocca e causando ulteriori danni.
Il bullismo non è un fenomeno legato al genere, i bulli sono sia maschi che femmine, e spesso anche i loro genitori minimizzano e giustificano questi atteggiamenti dimenticando forse quanto i commenti sprezzanti ed il senso di esclusione li abbiano a loro volta feriti nella loro adolescenza.
Forse i genitori vogliono sempre vedere il meglio nei propri figli ma questo non deve portare a giustificare tutti i loro comportamenti.
La crescita di Audrey le porta una nuova consapevolezza di sè, la voglia di andare avanti lasciandosi il passato alle spalle e la scoperta che la vita ha alti e bassi, è come “un grafico” fatto di faticose salite e ripide discese, la cosa importante è rialzarsi sempre e continuare a salire.
Un bel libro in cui si alternano momenti di humor ed altri di grande sensibilità, un altro successo per la scrittrice inglese, di cui consiglio la lettura.

MARCO MALVALDI – SEI CASI AL BARLUME

di Barbara Fabbri

ed. Sellerio – 14,00 €

Di solito prelidigo i romanzi alle raccolte di racconti ma, anche in questo campo, faccio delle debite eccezioni, dagli onirici ed immaginifici racconti di Lovercraft a quelli dei miei autori preferiti.
I racconti del libro di Malvaldi scorrono bene e strappano più di un sorriso.
Nei “Sei casi al BarLume” ritroviamo i protagonisti dei romanzi di Malvaldi, i quattro veliardi che fanno impazzire Massimo il “barrista”, impegnati a dare il loro contribuito alla giustizia, l’intuito e l’intelligenza di Massimo e la benevolenza della nuova Commissaria di Pineta.
L’incapacità di tenere la bocca chiusa di nonno Ampelio mi riporta alla memoria i giri di shopping con mia nonna Fabia, che spesso commentava senza freni e ad alta voce usi e costumi delle persone che incrociavamo, mentre io le ricordavo che se qualcuno l’avesse ripresa avrei fatto finta di non conoscerla, negando qualsiasi parentela con lei.
Mi sono piaciuti in particolare i racconti “Il capodanno del Cinghiale” e “La tombola dei troiai” e confesso che ho cercato in rete lo statuto della Loggia del Cinghiale, perchè Malvaldi, alla fine del racconto, rivela che la Loggia esiste al di fuori di Pineta ed è una realtà di cui fanno parte seri professionisti che una volta all’anno si ritrovano per dare il meglio o il peggio di sè.
Per chi volesse saperne di più: http://www.loggiadelcinghiale.com/index2.htm
Dai libri e dai racconti di Malvaldi è stata tratta anche una serie televisiva ma, a differenza di quanto è successo con il Montalbano di Camilleri e con Schiavone di Manzini, non ho amato questa trasposizione, non vi ho ritrovato l’ironia, l’atmosfera e la vivacità del gruppo geriatrico di Pineta e del BarLume, caratteristiche che mi fanno amare questo autore.

ART DÉCO – Gli anni ruggenti in Italia MUSEI SAN DOMENICO – FORLÌ

Di Fabbri Barbara
img_5609Musei San Domenico di Forlì confermano la loro vocazione a polo museale unico nel suo genere.
Dal 2005, con la mostra su Marco Palmezzano, i Musei hanno raccolto, attraverso un comitato scientifico di ottimo livello, idee che si sono tradotte in esposizioni affascinanti ed originali.
Dopo quelle bellissime dedicate al Liberty ed al Novecento non poteva mancare un omaggio al Déco.
La mostra “Art Déco – Gli anni ruggenti” punta il riflettore su un breve periodo della storia dell’arte ma non per questo meno significativo; un decennio, quello tra il 1920 ed il 1930, che ci ha lasciato una produzione di straordinario livello.
Quello del Déco, come ha ricordato il Presidente del Comitato Scientifico Antonio Paolucci, è un periodo caratterizzato dalla velocità, dal vivere come se non ci fosse un domani, il ruggito non è solo quello della tigre ma anche quello della macchina, con il rombo dei motori e le loro linee eleganti ed aggressive, come per l’Isotta di D’Annunzio.
L’industria manifatturiera italiana raggiunge in quegli anni vette altissime, la produzione industriale cura non solo la funzionalità dell’oggetto ma anche la sua estetica, trasformandolo in un’opera d’arte che può entrare in tutte le case. Sono anni in cui vi è una straordinaria produzione di arti decorative e che segnano la nascita del “Made in Italy”.
Valerio Terraroli, curatore della mostra, utilizza il termine gusto per il Déco perché è un modo di sentire, uno stile di vita che tocca tutti gli aspetti del nostro quotidiano, rivestendolo di una patina di glamour che rende tutto più affascinante.
La mostra rende omaggio al Déco ricordando le biennali internazionali di arti decorative di Monza del 1923, 1925, 1927 e 1930, oltre naturalmente agli expo di Parigi del 1925 e 1930 e di Barcellona del 1929 e presentando 440 pezzi tra arredi, ceramiche, vetri, tessuti, dipinti, manifesti, stucchi, argenti, abiti, ecc…
Splendidi gli arazzi di Fortunato Depero, la Coppia di Levrieri di Libero Andreotti, i Danzatori in abiti orientali di Demetre Chiparus (vedi foto) e la Danzatrice di Mario Dante Zoi, l’Allestimento di carrozza-salone del treno di lusso Côte d’Azur Pullman Express 1929 di René Prou, le ceramiche di Gio Ponti, il Sorriso mesto di Marcello Mascherini, Le Char dé Poseidon di Jean-Théodore Dupas, le Papere di Sirio Tofanari, gli abiti di quegli anni, i quadri di Tamara de Lempicka per arrivare alla Wunderkammer Déco con i bellissimi pezzi di Alfredo Ravasco, esposti nell’ultima sala del Museo a circondare l’Ebe di Antonio Canova, statua che non appartiene al Déco ma che è tappa obbligata di ogni fine visita al Museo.
Una mostra da non perdere, io stessa tornerò a visitarla.
Una percentuale sulla vendita dei biglietti andrà a sostegno della raccolta fondi e comunicazione sociale per la lotta ai tumori infantili “Fabbrica del Sorriso 2017” di Mediafriends, che nel 2016 ha raccolto quasi 3 milioni di euro.
In contemporanea sono aperte le mostre dedicate alla “Ceramica Déco. Il gusto di un’epoca” al MIC di Faenza, quella di Wild nelle collezioni di Palazzo Romagnoli a Forlì e le “Magiche atmosfere Déco” a Castrocaro Terme.

Per maggiori informazioni sulla mostra: http://www.mostrefondazioneforli.it/
Il catalogo è edito da SilvanaEditoriale.

BARBARA CONSTANTINE – E POI, PAULETTE…

Di Fabbri Barbara

Einaudi – Collana Super ET – 12,00 €

Non conoscevo l’autrice e anche questo libro è stato un regalo ed una scoperta.
Il romanzo ha diversi livelli di lettura, da quella gradevole e non impegnativa, ad uno più profondo in cui si affronta il tema della solidarietà tra generazioni e delle ferite che ognuno di noi nasconde agli occhi di chi ci passa accanto frettolosamente.
Nonno Ferdinand vive da solo nella sua fattoria, un grande nido vuoto in cui con grande umanità accoglie dapprima la vicina di casa Marceline, la cui abitazione è in lento e progressivo disfacimento tra topi ed infiltrazioni d’acqua, con il cane Berthe, l’asino Cornélius ed il gatto Moje. poi l’amico Guy, che rimasto vedovo da poco, si sta lentamente lasciando andare.
I tre si trovano sulla stessa lunghezza d’onda e decidono, poiché lo spazio non manca, di ospitare anche le anziane sorelle Lumière, che sorelle non sono ma che da settant’anni vivono assieme, poi Muriel, la giovane allieva infermiera che non ha più un tetto sopra la testa, e Kim, lo studente di agricoltura che aiuta Marceline nella conduzione dell’orto, ed infine Paulette.
Ognuno di loro ha una sua storia, un suo vissuto che viene raccontato in modo breve ma non per questo meno esauriente, nelle pagine del romanzo.
La casa si trasforma lentamente in una sorta di piccola comune a cui ognuno contribuisce come può e dove i Lulù, Ludovic e Lucien, i nipoti di Ferdinand sono sempre i benvenuti.
L’unico appunto che posso fare è che l’arrivo di Paulette chiude il libro un po’ troppo frettolosamente e manca parte di questa storia, rimane un velo sul pesante fardello che si nasconde dietro la gioia di parte della comunità per l’arrivo di Paulette.
Nelle note finali si invita a visitare il sito solidarvioc.com (vioc = “vecchio”), che nel romanzo è quello creato dai nonni per raccontare la loro esperienza alla rete, ma purtroppo tale pagina non sembra più disponibile.

SEIGAKU – LO ZEN E L’ARTE DI MANGIAR BENE

Di Fabbri Barbara

Edizione Vallardi – 12,90 €

Un libro interessante sulle regole e la ritualità legata al mangiare nei monasteri buddhisti. La lettura di questo breve saggio mi ha fatto scoprire diverse cose che non conoscevo.
Non sapevo che i buddhisti non discriminano a priori nessun tipo di alimento. Ci sono monasteri in cui si mangiano piatti a base di carne e di pesce, fondamentale è però l’animo con cui si preparando questi cibi, il non sprecare, qualunque sia la propria scelta alimentare, le risorse che ci sono state messe a disposizione. Il concetto di giusta quantità o giusta porzione dovrebbe entrare in ogni cucina ed in ogni dispensa. La disponibilità di cibo ed offerte nei vari super ed ipermercati spesso porta a comprare quantità di cibo che eccedono le nostre esigenze e che devono essere buttate perché scadute o non consumate nel corso del pasto.
Ho apprezzato l’aspetto conviviale del cibo, perché anche se nel monastero si mangia in silenzio, il pasto è un momento di condivisione. Purtroppo nella nostra società stiamo perdendo il senso del mangiare insieme, vuoi per i ritmi di vita, per cui nella stessa famiglia gli orari dei pasti sono differenti, vuoi per l’ingerenza di televisione, cellulare e social media nelle nostre case.
Mi sono ritrovata nella pratica del saba, anche se non metto da parte alcuni chicchi di riso per sfamare gli uccellini, ho la buona abitudine di scrollare la tovaglia o il tagliere del pane nel giardino. Per me è una pratica possibile ma forse non attuabile da chi vive in un condominio o in una casa senza giardino, dove vi è la necessità di rispettare gli spazi condivisi.
Ho apprezzato anche l’idea del dare una seconda vita agli oggetti. Gli strofinacci usati per le ciotole diventano prima asciugamani, poi stracci per la cucina ed infine per i pavimenti. Adotto da anni questa regola, non solo per gli strofinacci, e sono una sostenitrice del riciclo quando possibile.
Un libro consigliato a chi vuole conoscere meglio le discipline orientali e riscoprire il sapore degli alimenti, l’importanza della condivisione e del cibo come mezzo per armonizzare corpo e spirito.

DORIS LESSING -GATTI MOLTO SPECIALI

Di Fabbri Barbara

img_5600ed. Economica Feltrinelli -8,00 €

Non ricordo chi ci ha regalato questo libro ma vorrei ringraziarlo/a. Un libro meraviglioso, che ha toccato le corde del mio cuore, scritto con grande maestria da un Premio Nobel per la letteratura. Un romanzo autobiografico dedicato ad alcuni dei gatti che hanno condiviso la loro vita con l’autrice, dall’infanzia, in Iran ed in Africa, alla sua vita adulta nel Regno Unito.
I primi gatti sono semplicemente identificati dal loro colore, la gatta grigia, la gattina nera, solo nell’ultima parte del libro i gatti di casa hanno un nome, anche se modificabile nel tempo. Toccante è l’incontro con Rufus e la sua storia.
Nel leggere il libro sono riaffiorati tanti ricordi che affondano le radici nella mia infanzia, dalla Micia Moci, la trovatella che morì di gastroenterite, quando ancora in famiglia non sapevamo che era meglio vaccinare i nostri amici pelosi, al nostro Otto, gatto intero, che per più di 16 anni è stato il re della casa, per poi non tornare più da una delle sue scorribande, fino all’anziano vicino che, come la madre della Lessing, si “occupava” delle cucciolate numerose perché all’epoca non si pensava alla sterilizzazione.
Anche se sono passati 40 anni dall’incontro con i miei primi amici a quattro zampe, come la Lessing, ricordo ognuna delle mie lacrime di bambina ed i diversi caratteri di questi miei compagni di strada.
“Gatti molto speciali” è un libro crudo in molte sue parti che, nel rendere l’amore ed il rispetto della Lessing per i gatti, suoi compagni di vita, offre lo spunto per una riflessione su quanto sia cambiato in questi decenni non solo il mondo ma anche il rapporto tra umani e felini.
L’autrice ci racconta di quanto i gatti siano unici e speciali e, soprattutto nella seconda parte del libro, di quanto, una volta feriti, abbiano bisogno di tempo e di amore per ritrovare la fiducia in se stessi e nell’uomo, anche se ,un po’ come accade per le persone, certi dolori a volte non si riescono a dimenticare.